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Il saggio analizza le traduzioni dall'inglese di Giovanni Giudici mettendo in risalto l'importanza che questa attività assume nella costruzione di una poetica e nell'invenzione di un immaginario collettivo, condizionato dal boom economico e dal modello americano. Materiali editi e inediti (traduzioni in rivista e in volume, carteggi, primi abbozzi, note diaristiche) vengono usati per raccontare il fermento culturale postbellico, l'attenzione di Giudici verso poeti come Eliot, Pound, Dickinson, e altri.